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ECO Umberto, La memoria vegetale e altri scritti di bibliofilia, Milano: Bompiani, I edizione nei Tascabili: giugno 2011 (I edizione: 200&); pp. 233; cm. 19,7; € 11,90; ISBN 978-88-452-6731-4.

Con questa gustosa raccolta di interventi Eco approfondisce il concetto di libro come manufatto, già emerso eco la memoria vegetalechiaramente nella Scheda UNO, e ci introduce all’arcana definizione di “bibliofilo”. Scelgo fior da fiore.
<< Il libro è anche un oggetto, che può essere amato non solo per quello che dice, ma per la forma in cui si presenta. Un bibliofilo è qualcuno che raccoglie libri anche per la bellezza della composizione tipografica, della carta, della rilegatura. I bibliofili perversi si lasciano sopraffare dall’amore per queste componenti visive e tattili, al punto che non leggono i libri che raccolgono, e se sono ancora intonsi non ne tagliano le pagine per non abbassarne il valore commerciale. Ma ogni passione genera le proprie forme di feticismo. Però è giusto che il bibliofilo possa desiderare di avere tre edizioni diverse dello stesso libro, e talora la differenza delle edizioni incide anche sul modo in cui ci avviciniamo alla lettura. >>
<< Sono alcune migliaia di anni che la specie si è adattata alla lettura. L’occhio legge e tutto il corpo entra in azione. Leggere significa anche trovare una posizione giusta, è un atto che interessa il collo, la colonna vertebrale, i glutei. E la forma del libro, studiata per secoli e assestatasi sui formati ergonomicamente più adatti, è la forma che deve avere quest’oggetto per essere afferrato dalla mano e portato alla giusta distanza dall’occhio. Né siamo insensibili alle sensazioni che i polpastrelli provano nel toccarlo e certi sfortunati esperimenti fatti con rilegature o addirittura fogli di plastica ci dicono quanto la lettura sia anche una esperienza tattile. >>
<< Quando un libro appare, ogni sua copia è per definizione fungibile con ogni altra copia, ma quando comincia a scomparire è la copia singola che viene ricercata per il suo carattere di unicità, o di rarità. In questo processo di rarefazione, ciascun esemplare diventa unico per le alterazioni che l’opera del legatore, del possessore, del tempo e degli agenti atmosferici gli ha imposto come suggello; ma al tempo stesso ogni esemplare acquista valore nella misura in cui si avvicina alle condizioni della copia ideale. >>
<< La bibliofilia è certamente l’amore per i libri, ma non necessariamente per il loro contenuto. Certo ci sono bibliofili che collezionano a soggetto e persino leggono i libri che accumulano. Ma per leggere tanti libri basta essere topo di biblioteca. No, il bibliofilo, anche se attento al contenuto, vuole l’oggetto, e possibilmente che sia il primo uscito dai torchi dello stampatore. A tal segno che ci sono bibliofili, che io non approvo ma capisco, i quali -avuto un libro intonso- non ne tagliano le pagine per non violare l’oggetto che hanno conquistato. Per essi tagliare le pagine al libro raro sarebbe come, per il collezionista di orologi, spaccare la cassa per vedere il meccanismo. >>
<< Naturalmente il bibliofilo, anche e specie colui che colleziona libri contemporanei, è esposto all’insidia dell’imbecille che ti entra in casa, vede tutti quegli scaffali, e pronuncia: “Quanti libri! Li ha letti tutti?” L’esperienza quotidiana ci dice che questa domanda viene fatta anche da persone dal quoziente intellettivo più che soddisfacente. Di fronte a questo oltraggio esistono, a mia scienza, tre risposte standard. La prima blocca il visitatore e interrompe ogni rapporto, ed è: “Non ne ho letto nessuno, altrimenti perché li terrei qui?” Essa però gratifica l’importuno solleticando il suo senso di superiorità e non vedo perché si debba rendergli questo favore. La seconda risposta piomba l’importuno in uno stato d’inferiorità, e suona: “Di più, signore, molti più!” La terza è una variazione della seconda e la uso quando voglio che il visitatore cada in preda a doloroso stupore. “No”, gli dico, “quelli che ho già letto li tengo all’università, questi sono quelli che debbo leggere entro la settimana prossima”: Visto che la mia biblioteca milanese conta trentamila volumi, l’infelice cerca soltanto di anticipare il momento del commiato, adducendo improvvisi impegni. >>